1a Conferenza Nazionale sulle Politiche dell' Handicap

Europa e politiche locali


Ultimo Aggiornamento: Monday, 29-May-2006 06:13:12 PDT

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Cittadini uguali per un'Europa più forte

1. INTRODUZIONE
Le iniziative promosse e finanziate dall'Unione Europea a favore delle persone con disabilità, se pure fino ad oggi prevalentemente orientate alla promozione di percorsi formativi e al sostegno dell'inserimento lavorativo, hanno indubbiamente favorito lo sviluppo e il consolidamento di politiche locali di integrazione sociale di più vasta portata. L'Iniziativa comunitaria "Occupazione e valorizzazione delle risorse umane" - con il Settore Horizon, diretto a migliorare le prospettive di accesso al mercato del lavoro per le persone con disabilità, sostenendo lo sviluppo di azioni innovative nei vari sistemi formativi, di orientamento e di approccio al mondo del lavoro - e il Programma HELIOS II hanno prodotto, attraverso la sperimentazione, la ricerca, lo scambio transnazionale, significativi mutamenti sia sul piano della percezione culturale del problema sia su quello delle concrete realizzazioni. Pur a fronte di rilevabili criticità relativamente ad esempio alla diffusione e al trasferimento dei risultati scaturiti dalle molteplicità delle azioni e delle sperimentazioni portate avanti nei vari paesi, difficoltà di "trasferimento dei risultati" a cui va ricondotta, di conseguenza, la difficoltà di traduzione dei medesimi in "modelli europei di intervento" nonché la difficoltà di elaborazione di dispositivi comuni atti a favorire omogeneità nei percorsi e nelle strategie, è maturata la convinzione che il percorso verso un'effettiva affermazione delle pari opportunità anche per i cittadini disabili deve trovare costante attenzione presso l'Unione Europea. Malgrado le oggettive difficoltà che complessivamente le politiche di Welfare attraversano in tutti i paesi dell'Unione, è necessario dare una maggiore visibilità alla complessiva tematica della disabilità e compiere un ulteriore sforzo, anche a livello comunitario, per realizzare un approccio globale al problema. Tale approccio è necessario per poter orientare anche le politiche comunitarie non solo al sostegno, se pure di importanza strategica estremamente significativa, della formazione e dell'inserimento lavorativo, ma anche alla più complessiva sfera dei bisogni che i cittadini disabili esprimono sul versante, ad esempio, dell'assistenza riabilitativa, dell'assistenza alla persona, delle esigenze di residenzialità, del sostegno alle famiglie. I nuovi orientamenti espressi dall'Unione europea per l'immediato futuro sembrano già cogliere l'esigenza di un "allargamento di orizzonte", focalizzando l'attenzione più generalmente sul riconoscimento delle pari opportunità per tutti e sulla centralità della lotta all'esclusione.

2. LA POSIZIONE POLITICA DELL'UNIONE EUROPEA.
Il 30 luglio 1996 la Commissione indirizzava al "Consiglio della Comunità europea e dei Rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio" una "Comunicazione" molto articolata sulla "Parità di opportunità per i disabili - Una nuova strategia della Comunità europea nei confronti dei disabili" che conteneva un progetto di "Risoluzione" del Consiglio. Il Consiglio adottava il 20 dicembre 1996 la Risoluzione che, in particolare, al Punto I, recita: "Riaffermano il loro impegno per quanto concerne: 1. i principi e i valori che sono alla base delle norme standard delle Nazioni Unite ... " Il problema dell'opportunità dell'introduzione nei Trattati europei di una clausola di non-discriminazione su base dell'handicap era già stato sollevato nella sede della Conferenza Intergovernativa (IGC), destinata a revisionare il Trattato di Maastricht. La lunga discussione che ne seguì avrebbe portato alla formulazione dell'Articolo 13 del Trattato di Amsterdam, che stabilisce: "Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato e nell'ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali." In conseguenza di tale formulazione, l'Articolo 13 non dà, al cittadino europeo con disabilità, il diritto di ricorrere, in caso di discriminazione, presso gli organi della giustizia, nazionale ed europea.

3. I FONDI STRUTTURALI E LA NUOVA INIZIATIVA COMUNITARIA.
La "Agenda 2000" dell'Unione prevede il finanziamento di una nuova Iniziativa comunitaria, denominata EQUAL, che individua nello sviluppo della cooperazione transnazionale uno strumento privilegiato per superare le molteplici e persistenti forme di esclusione, discriminazione e ineguaglianza collegate al mercato del lavoro. L'Iniziativa avrà l'esplicito obiettivo di sperimentare nuovi approcci atti a sostenere e facilitare lo sviluppo di strategie europee per il lavoro e per migliorare i piani d'azione nazionali. Allo stato attuale di elaborazione, non sembra che le linee guida dell'Iniziativa contengano riferimenti a programmi specifici per le persone con disabilità.

4. GLI ASPETTI NEGATIVI E LE POSSIBILI PROPOSTE.
Al momento, le politiche dell'Unione europea in tema di disabilità presentano caratteri di negatività che potrebbero essere eliminati con opportuni provvedimenti:

  1. la Commissione dovrebbe emanare una direttiva "specifica", sulla base del dettato dell'Articolo 13 del Trattato di Amsterdam, che garantisse l'effettiva applicazione della clausola "non-discriminatoria" in tutti i Paesi membri;
  2. la prossima Conferenza intergovernativa per la revisione del Trattato di Amsterdam dovrebbe introdurre una clausola non-discriminatoria, specifica per i cittadini con disabilità, che fosse fonte diretta di diritto;
  3. la Commissione dovrebbe ripristinare gli interventi mirati del Fondo sociale europeo in favore delle persone con disabilità.

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